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Visions - Suites for piano pianoforte Maria Gabriella Mariani Numero di catalogo editoriale (n.e.) C00377, Da Vinci Publishing 2021 Prezzo: 12,50 Shop Descrizione: Compositori: Claude Debussy, Francis Poulenc, Maria Gabriella Mariani, Sergey Prokofiev NOTE ALL'ALBUM di Maria Gabriella Mariani Nel XX secolo la suite è molto diversa da quello che rappresentava in epoca barocca. Ha perso buona parte delle sue connotazioni armoniche e formali ed è diventata un seguito di momenti musicali accomunati da un’esperienza esistenziale, da un tema particolare, oppure da una forte connotazione umorale. Le quattro suite contenute in questo percorso tematico costituiscono una sorta di suite della suite: non intendevo tanto presentare quattro modi di intendere il genere musicale in sé, quanto quattro differenti modi di collegare una successione di pezzi, compreso il mio. La prima considerazione riguarda l’assunto formale: ritengo che l’autore che più fedelmente rispetta la scansione bipartita sia Prokofieff nelle sue Visions Fugitives op. 22, scritte nel 1915-1917. Debussy lo segue enfatizzando la ripresa, anche se nell’ultimo brano delle sue Estampes del 1903 la visione ha preso il sopravvento rispetto al rigore della forma. Stessa cosa farà vent’anni dopo Poulenc: l’ultimo brano della sua Suite Napoli, Caprice Italien è un caleidoscopio di reminescenze e di frammenti tematici che risentono del folklore e dei colori mediterranei. Quanto a Mariani, (tengo a precisare che intendo parlare in terza persona per motivi espressamente professionali, nient’affatto referenziali) la suite Mediterranea rispetta in qualche modo la ripresa del/dei tema/temi esposti, anche se la parte centrale dello sviluppo risulta enormemente ampia e variata. Ne deriva che i tre pezzi della suite, scritti tra il 2009 e il 2019, potrebbero essere assimilati ciascuno ad una sorta di primo tempo di Sonata/Fantasia. Da un punto di vista armonico nessuno degli autori si discosta dal linguaggio eminentemente tonale: tra Debussy e Prokofieff quello più avveniristico è forse Prokofieff, o forse Debussy, magari in modo meno palese, o ancora ognuno a suo modo, secondo le rispettive scelte stilistiche che sono ben precise e altrettanto evidenti. Quanto a Poulenc e alla sottoscritta diciamo che appaiono i più tradizionali, anche se non è il linguaggio o la scelta armonica, fini a se stessi, a decretare la modernità dello stile di un autore: non è un caso che delle quattro composizioni quelle di Poulenc e di Mariani sono le più recenti e soprattutto non a caso fu proprio Poulenc a definirsi un “musicista senza etichetta”. Quello che più mi ha entusiasmato e che tuttora mi affascina tutte le volte che studio ed eseguo questi pezzi è in effetti la bellezza e la varietà di espressioni, percezioni, visioni e sensazioni, sempre nuove, che si completano e che mi forniscono un caleidoscopio di emozioni ciascuna unica, senza tempo, autentica. Tant’è che proprio in fase di studio che ha coinciso con il lockdown, ho voluto condividere quest’esperienza con gli altri, creando una rubrica dal titolo “Studio insieme a voi” nella quale impartisco lezioni a me stessa e indirettamente comunico al pubblico non tanto gli esiti, quanto gli spunti e gli assunti che le composizioni mi ispirano. Ho provato a “vedere” le Visions Fugitives, a “sentire” gli echi orientali, poi il ritmo di habanera e i motivi di flamenco di Debussy; ho immaginato il suono dell’acqua tra il verde dei giardini di Orbec sottraendomi alla tentazione di ottenere un suono eminentemente percussivo per poterlo ricercare in quell’ambientazione suggestiva e pittoresca; quanto a Poulenc il mio lavoro è consistito nel coniugare l’elemento mediterraneo al suo linguaggio sintetico, mai semplice, cristallino e al contempo sibillino, elegante mai lezioso, spiritoso e soprattutto classicamente nuovo e moderno. Suite come viaggio, un viaggio che dalla Russia, passando per la Francia, approda al Mediterraneo: come dice lo stesso Debussy: "quando non si hanno i mezzi per pagarsi i viaggi bisogna supplire con l'immaginazione", attraverso un susseguirsi di cartoline illustrate e variegate che della connotazione precipua di danza hanno perso l’elemento costitutivo e che invece costituiscono delle rievocazioni, caratterizzazioni. E’ forse per questo che le annotazioni di Prokofieff sono molto più aderenti a degli stati d’animo che a degli andamenti convenzionali; che i titoli scelti da Debussy e Poulenc sono legati a luoghi della mente e della memoria: dalle atmosfere orientali e spagnole ai rematori della Barcarolle, al mare che fa da sfondo al Nocturne, il ritmo della tarantella misto alla canzona napoletana nel Caprice Italien. In questo contesto si colloca anche la raccolta di Mariani, in cui Solo coniuga l’elemento intimistico a frammenti di folklore partenopeo; la Canzone di Pulcinella parla da sola e costituisce una rivisitazione del mito in chiave melanconica, infine in Chef Tango l’elemento coreutico è trasfigurato dall’accostamento al dedicatario, Mario Chef, e il tango diventa nient’altro che un’immagine della memoria. Eppure questi aspetti così fortemente sentiti vanno costantemente adeguati all’equilibrio e alla compostezza interpretativa che quasi tutti gli autori proposti impongono: in altre parole non siamo di fronte ad una sorta di années de pèlerinage, anche gli assunti più struggenti risentono di un secolo in cui il romanticismo vive ormai solo nella memoria e non saranno l’evocazione dell’armonia tonale o il riferimento ad una forma del passato a riportarlo in vita. Maria Gabriella Mariani NOTE ALL'ALBUM di Chiara Bertoglio Le opere registrate in questo album Da Vinci Classics costituiscono un itinerario che descrive come il pianoforte può trasmettere “impressioni”. Naturalmente, la parola "impressioni" richiama alla mente la parola correlata "impressionista". Come categoria estetica, il termine "impressionista" è stato utilizzato nella critica musicale, ma in modo piuttosto controverso. Da un lato, nelle opere di compositori come Debussy e Ravel (tra gli altri) ci sono senza dubbio elementi che possono essere messi in relazione con i dipinti di maestri impressionisti come Monet, Manet, Renoir e (forse soprattutto) Gauguin. D'altra parte, ci sono differenze cronologiche che non possono essere ignorate e la dimensione simbolista delle opere musicali non dovrebbe essere minimizzata. In questo album si trovano sicuramente alcuni elementi “impressionisti”, soprattutto nell'Estampes di Debussy. Qui troviamo un interesse per l'esotismo che sembra corrispondere al fascino di Gauguin per l'Estremo Oriente: Pagodes è l'evocazione musicale e "traduzione francese", per così dire, della musica gamelan balinese ascoltata da Debussy all'Esposizione Universale di Parigi (1889 ). Il suono di questa orchestra di percussioni è ricreato attraverso complesse scelte timbriche, mentre l'organizzazione sia dei toni che dei ritmi rispecchia piuttosto fedelmente i principi dell'improvvisazione gamelan. Un altro tipo di esotismo si ritrova in Soirée dans Grenade, con la sua colorata rappresentazione di una serata spagnola, con la sua evocazione di suoni di chitarra e suoni malinconici, a testimonianza del continuo interesse della cultura francese verso la Spagna. Ancora un altro tipo di “esotismo” è quello di Jardins sous la pluie: qui il mondo che viene evocato a livello uditivo non è quello di un paese geograficamente lontano, ma piuttosto quello del tempo e dell'esperienza passati. La melodia percepita in mezzo alle semicrome del pianoforte è una canzone per bambini, che riporta l'ascoltatore ai ricordi d'infanzia, mentre la complessa scrittura del pianoforte suggerisce il delicato suono percussivo della pioggia, insieme a occasionali zampilli di vento. Alcuni suggerimenti “impressionistici” si trovano anche nelle Visioni fuggitive di Prokofieff. Al posto dei tre brani di Debussy, questa Suite è composta da venti brevissimi brani, composti tra il 1915 e il 1917. Il titolo deriva da una poesia di Konstantin Balmont, che l'ha improvvisata durante una soirée alla quale era presente Prokofieff. Tradotti da un ospite francofono, i versi hanno dato il titolo alla raccolta, che è infatti fatta di momenti apparentemente slegati, di “impressioni”, alcune delle quali hanno sfumature “impressioniste”, mentre altre ricordano piuttosto lo stile di Scriabin. Anche qui troviamo suggestioni timbriche, in particolare nel caso di Pittoresco, la cui evocazione dell'arpa è così toccante che lo stesso Prokofieff in seguito la trascrisse per l'arpa. Prokofieff, essendo lui stesso un grande pianista, sapeva perfettamente come creare trame musicali affascinanti mettendo in rilievo le risorse virtuosistiche, espressive e suggestive dello strumento; questa collezione rappresenta splendidamente la sua ricca tavolozza. Ancora altre “impressioni” sono quelle che si trovano nella Napoli Suite di Poulenc, che rappresenta un altro tipo di “esotismo”: qui l'ignoto o il caratteristico sono incarnati dall'atmosfera italiana di Napoli, vista attraverso le lenti dell'incanto, dell'ironia e della vivacità. Il primo pezzo, Barcarolle, rievoca l'atmosfera tranquilla del mare e ricorda suggestioni impressioniste grazie alla bella rappresentazione dell'acqua attraverso i suoni. Il secondo, Nocturne, è incantato e sognante, e impiega una scrittura rarefatta di grande raffinatezza armonica. Il terzo, Caprice italien (il cui titolo riprende quello dell'omonima opera di Ciajkovskij), è un altro brano molto brillante, in cui si alternano momenti di folgorante virtuosismo a sezioni più espressive. L'album è completato da una nuova composizione di Maria Gabriella Mariani, che reinterpreta i concetti alla base delle opere degli altri compositori, ma dà loro nuova vita e un nuovo tipo di attualità attraverso la prospettiva moderna della propria personalità artistica. La sua scrittura è piena di idee, stimoli e fascino e completa meravigliosamente le opere delle sue precedenti controparti. Chiara Bertoglio NOTA SU MARIA GABRIELLA MARIANI di Flavio Emilio Scogna Virtuosità è una parola che proviene dal latino virtus che significa valore. Riflettevo proprio su questo concetto ascoltando i lavori proposti da Maria Gabriella Mariani in questo Cd con opere, che spaziando da Debussy a Pro-kofiev, mi hanno fatto pensare appunto a una virtus allo stato puro, a quel valore/virtuosità indissolubilmente legato alle due basilari categorie musi-cali quali suono e ritmo in cui si riesce a cogliere in quel sentimento di mo-dernità, un respiro, per così dire, del tempo che comincia proprio con De-bussy: una specie di respiro legato all’interiorizzazione del segno e di un’idea precisa dell’ordito musicale. E’ stata per me una piacevole sorpresa imbattermi nel lavoro di questa piani-sta che scandaglia, in ogni brano proposto, un’attenzione verso quel suono al quale mi riferivo precedentemente e lo caratterizza con pienezza, potenza e levigatezza. Tutte le composizioni sono qui narrate, al pari del fluire di un racconto, con raffinata sapienza di contrasti timbrici e dinamici, insomma, ci fanno capire di essere di fronte a una musicista padrona della tastiera e di un senso del fraseggio non comune. Flavio Emilio Scogna Elenco brani C. Debussy, Estampes M.G. Mariani, Mediterranea - Suite per piano: Solo (2013), La Canzone di Pulcinella (2009), Chef Tango (2019) F. Poulenc, Napoli - Suite pour le piano S. Prokofieff, Visions Fugitives Op.22 Durata: 74'1'' |
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