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Double time di Federico Bosio Numero di catalogo discografico ed445, Dodicilune Edizioni Discografiche & Musicali, Lecce 2020 Descrizione: Nelle sette composizioni originali il giovane chitarrista jazz trentino è affiancato da Seby Burgio (piano, tastiere) e Valerio Vantaggio (batteria) e in alcuni brani dalla voce di Clara Simonoviez, dal sax tenore di Michael Rosen, dal contrabbasso di Stefano Senni e da l basso elettrico di Pierpaolo Ranieri. «Come compositori – ma in generale come creatori di opere - è affascinante osservare come un'idea iniziale, a volte soltanto due o tre note, possa poi prendere forma fino a diventare un intero brano con diverse sezioni e caratteri», sottolinea Federico Bosio nelle note di copertina. «Sebbene come da tradizione jazzistica il brano sia utilizzato ai fini dell'improvvisazione - nel jazz infatti la parte scritta è spesso soltanto un pretesto per improvvisare ad libitum sull'armonia del brano stesso – ho tuttavia voluto curare in modo particolare l'aspetto compositivo, cercando di conferire ad ogni pezzo un suo carattere ed una sua peculiarità. Ogni pezzo dunque è caratterizzato da uno o più elementi (ritmo, melodia, armonia e timbro) che rendono il brano riconoscibile e autosufficiente anche soltanto come composizione in sé», prosegue il musicista. «Secondo il mio punto di vista la sfida più grande per il compositore, oltre all'ispirazione iniziale e il successivo sviluppo della stessa, consiste nel sapere ordinare, dosare, bilanciare e scartare tutte le idee e gli spunti che in fase di scrittura gli si presentano e che inevitabilmente tendono a formare una fitta giungla impenetrabile di possibilità e soluzioni. Compito del compositore è dunque selezionare soltanto le idee più forti e cercare di essere il meno auto-indulgenti possibile. Se una composizione sembrava molto valida ieri ma oggi risulta debole ci sono soltanto due possibilità: modificare oppure scartare del tutto l'idea». “Double time” si apre con “Roses dance”, un testo nonsense su un ritmo propulsivo quasi da pop hit, chitarre impastate a suoni vertiginosi in bilico tra lucidità ed ebbrezza, e prosegue con “Tower blues”, costruito sulle 12 misure del blues ispirato alle sonorità e al chitarrismo di Ralph Towner degli Oregon; “In our mind”, una melodia rarefatta e sfuggente su un ritmo dispari, una quasi bossa-nova sbilenca, un senso di sospensione che aleggia per tutto il brano con un finale ipnotico con una scala esatonale discendente; “Open string peace”, come suggerisce il titolo, vede un ampio utilizzo delle corde a vuoto della chitarra che, grazie alla loro naturale risonanza, permettono un passaggio legato ed armonioso tra un accordo e l'altro con un senso di pace; “Gentle waltz”, brano che oscilla costantemente tra il ritmo dolce e cullante di un valzer e la piacevole inquietudine di un sogno appena finito; “Fast foot”, poco spazio, poco tempo per pensare, ritmi serrati, suoni graffianti e distorti. L'ampolla del rock è stata urtata e ora il liquido rovesciato si insi nua tra le crepe. Da un brodo primordiale il brano di chiusura “Last blues”, prende forma e si aggrappa ad un blues di 12 misure, unica certezza. Un assolo di chitarra, il tema e poi tutto si sgretola in un magma sonoro simile all'inizio. Durata: 4551 |
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SITO WEB:
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