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Fairy Tales pianoforte Maria Gabriella Mariani EAN 7.93611610521, Da Vinci Publishing 2019 Prezzo: 12,90 Shop Descrizione: Musiche di: R. Schumann, C. Debussy, M.G. Mariani Maria Gabriella Mariani, pianista e compositrice NOTE ALL'ALBUM - di Maria Gabriella Mariani Quando descrissi questo progetto al mio editore lui mi propose subito il titolo Fairy Tales. Ho accettato di buon grado, nonostante sia poco incline alle titolazioni straniere, soprattutto da quando, circa dieci anni fa, in occasione della prima pubblicazione di miei brani, Presenze, ad alcuni non piacque il ricorso alla lingua inglese nei titoli dei brani. Fiabe, racconti, racconti fantastici, pezzi fantastici – e ogni riferimento è davvero casuale – sono di fatto l’assunto di questo lavoro, in cui la scelta dei pezzi non è solo di carattere tematico ma direi poetico. Il mondo dell’infanzia è come un rifugio, o anche un traguardo, almeno per quel che mi riguarda. La dimensione estatica e fantastica, come forse la intendeva anche Schumann, non è un ambito ristretto esclusivamente ai bambini e comunque il mio intendimento è quello di recuperarla in età adulta e conferirle consapevolezza. E se è vero che i bambini sono davvero i detentori di un potere magico, quello di provare stupore, il mio percorso diventa allora un processo a ritroso, alla ricerca di quell’incanto, ma di un incanto filtrato attraverso una visuale inevitabilmente diversa rispetto a quella infantile: diversa e, per certi aspetti, mitica. In tal senso, leggendo gli spunti e le fonti di ispirazione che avevano animato l’Opera 15, ritengo di essere abbastanza vicina agli intendimenti dell’Autore: nelle Kinderszenen Schumann non si limita ad una descrizione in musica della sua famiglia, che, tra l’altro, nel 1838 non ancora aveva. Azzardo a dire che non avrebbe creato uno spaccato della sua vita domestica anche se ne avesse già avuta una. Le Scene d’infanzia sono un’evocazione più che una descrizione, in cui le immagini che vengono suggerite dai dodici titoli diventano parte di un più ampio immaginario romantico in cui l’infanzia coincide con un’età aurorale, o se vogliamo, con un mondo ideale. Molto più realistico appare l’approccio di Debussy, che infatti ha dedicato il suo Children’s Corner alla sua Chouchou. Più realistico perché effettivamente vissuto: molte delle composizioni rinviano ad atmosfere reali, o si riferiscono ad oggetti realmente posseduti dalla figlia, e l’ultima riporta e traduce in chiave del tutto personale la moda del cake-walk, danza molto in voga a Parigi nei primi del ‘900. L’idea di inserire quest’opera pianistica fin troppo suonata in questo percorso è stata suffragata dalla voglia di rappresentare un caleidoscopio di approcci e di riferimenti, da quelli più spiccatamente intimi e umani a quelli più ironici, perché ad ognuno di questi mi sono ispirata nel comporre la mia Kinderliana. Nel mio caso si tratta di un’opera al contempo musicale e narrativa, in cui entrambe le chiavi di lettura risultano indissolubilmente legate e collegate. Anch’io, come Schumann, ho provato il desiderio di entrare in un mondo in cui pensiero e fantasia potessero convivere; inoltre la mia composizione è nata in contemporanea ad una raccolta di racconti i cui titoli sono i medesimi dei brani musicali, esclusi l’Introduzione, Memento e la Conclusione. Il che significa che dietro ogni brano c’è un racconto, per cui, più che di scene, direi che si tratti di tanti personaggi, ciascuno protagonista della sua storia: la ballerina, il cavaliere, la bambola animata, il pappagallo. Ho immaginato una sorta di palcoscenico in cui tanti personaggi, maschere, alla maniera di Schumann, portano la loro storia all’attenzione del pubblico. Questo assunto si è concretizzato anche in occasione di una sceneggiatura dell’opera Kinderliana a cui ho lavorato per una performance in cui giovani attori sono i protagonisti dei racconti e si alternano all’esecuzione musicale dei rispettivi brani al pianoforte. La Kinderliana si apre con le storie più fantastiche e poi si va arricchendo di contenuti sempre più drammatici e umani. In un primo momento ho avuto qualche perplessità in merito, perché mi accorgevo che l’elemento drammatico stava prendendo piede su quello più giocoso ed ineffabile. Ma poi ho pensato che anche le fiabe, come le protagoniste dei racconti, Dora e Lucia, crescono, e, soprattutto, che dietro ogni favola talvolta si nascondono le verità più strazianti e inspiegabili. Sia la raccolta narrativa, sia quella musicale non si rivolgono solo ad un pubblico di bambini, anzi: il loro messaggio ha varie chiavi di lettura e può essere inteso anche da un adulto che ha recuperato lo sguardo innocente di un bambino ed è riuscito a trasformare le umane tragedie in una sorta di catarsi surreale. L’elemento fantastico non risiede solo negli incantesimi delle fate, ma piuttosto nella magia che l’animo umano riesce a compiere tutte le volte in cui tutti noi, piccoli o grandi, siamo ancora capaci di commuoverci e di lasciarci ispirare da delle fairy tales. Queste considerazioni non vogliono essere un’analisi tecnico-stilistica delle composizioni presentate: non ritengo che sia necessario presentare o commentare l’Opera 15 di Schumann e l’antologia di Debussy. Inoltre non mi è facile parlare delle mie composizioni. Ho pensato invece di motivare la mia scelta immaginando una mega tale, in cui tutti i personaggi, da quelli veri a quelli presunti, da Chouchou a Dora e Lucia, dal bambino che vuol essere accontentato a quello che non vuole dormire, dal cavaliere d’argilla a quello sul cavallo a dondolo, e ancora la ballerina, il piccolo Alin, tutti potessero avere il loro pezzo di storia da raccontare sul palcoscenico della vita. Il pubblico, comodamente seduto in poltrona, può identificarsi ora nell’uno ora nell’altro, magari ripensando alla sua infanzia o riflettendo sui tanti mali della vita che solo una fiaba sa sublimare in modo meravigliosamente inquietante. --------------------------------------------------------------------------- FOCUS sull' Antologia di brani pianistici KINDERLIANA contenuto nel cd "FAIRY TALES" e pubblicato anche in spartito (Da Vinci Publishing, Osaka 2019) Kinderliana è collegato a I RACCONTI DI DORA E LUCIA scritti da M.G. Mariani L’Opera pianistica Kinderliana è stata composta nel 2018 in concomitanza con una raccolta di racconti dal titolo I racconti di Dora e Lucia. Gli otto racconti hanno i medesimi titoli dei brani musicali, a cui vanno aggiunti l’intermezzo Memento, l’Introduzione e la Conclusione. La comprensione del brano musicale non può prescindere dalla conoscenza dei personaggi e delle loro storie. Finanche l’Introduzione e la Conclusione corrispondono all’incipit e al finale a sorpresa dell’opera narrativa. Introduzione La nonna racconta alle sue nipotine, Dora e Lucia, delle favole. Le favole sono inserite in un contesto narrativo sul modello del Decamerone: le bambine interagiscono con la nonna, fanno domande, ricevono talvolta anche qualche rimprovero e, a seconda del caso, la nonna sceglie per loro la giusta favola, che spesso diventa motivo di riflessione e di discussione tra loro. La composizione musicale, dalla struttura ciclica, presenta un’introduzione che vuole rendere l’atmosfera iniziale dei racconti. Lo stesso finale ad libitum suggerisce il passaggio dalla dimensione relativa alla nonna e alle bimbe a quella favolistica, che scaturisce dalle letture della nonna. 1. Il valzer della ballerina: è la storia di una ballerina che sta nel suo carillon e visto che nessuno apre il suo piccolo palco, ogni notte decide di uscire e di andare a ballare lontano, per chi la sa apprezzare. Ma un giorno qualcuno di notte se ne accorge e… Alla storia della ballerina fa eco la composizione omonima, bitematica, bipartita. Il primo tema in tempo di valzer descrive i volteggi della ballerina dal tutù rosso. Il secondo, minore, più mesto, ne ripercorre la storia. La parte finale a tempo di valzer, vigorosa, enfatizza il balzo che la ballerina fa quando magicamente di notte scompare. 2. Il soldatino d’argilla: il soldatino di una banda si perde e si ritrova in una foresta incantata; quando ritroverà la strada di casa scoprirà che nel frattempo al di fuori di quel luogo magico c’è stata davvero la guerra. Il brano musicale omonimo consta di un susseguirsi di intermezzi, che sottolineano il passaggio del protagonista da una dimensione ad un’altra. Spesso, il povero soldatino scivola, rotola tra le vallate, e, per rendere, i suoi capitomboli ho pensato al motivo in la minore, anch’esso ricorrente. Fa seguito poi un’idea in sol minore: il soldatino approda in un bosco, conosce una tartaruga che lo ospita nella sua casa. Poi perderà la sua tartaruga e deciderà di rincamminarsi verso casa, dove scopre che è passato tanto tempo, e questa percezione alquanto vaga si concretizza nel motivo in fa maggiore, misterioso, sognante. 3. Memento: “Ci sono sogni più veri della realtà, mie care. Ci sono sogni che possono insegnare molto più della realtà.” Questo dice la nonna a Dora e Lucia quando le chiedono se la storia del soldatino sia vera oppure no. Non c’è un racconto per Memento, ma a caratterizzare il brano musicale sono le parole della nonna. Pezzo perentorio, incisivo, in forma sincopata, atmosfera scoppiettante. 4. La rosa macchiata: Paolo scopre un segreto sepolto sotto terra e salva Delia. I due ragazzi ritroveranno la rosa bianca e la natura potrà rifiorire grazie alla forza della loro amicizia. Il brano, dalla struttura melodica, contiene un’idea che si ripete per quattro volte: dapprima in sol minore, poi in la minore, poi in la maggiore e infine in la minore modulante verso la tonalità di impianto. I vari piani tonali corrispondono ai vari sfondi spazio - temporali del racconto, in cui si narra la storia di due personaggi in due luoghi diversi, che poi si incontrano e vivono un momento significativo della loro vita. Quest’ultimo è reso dall’ultima enunciazione del tema in la minore, animata e drammatica. 5. La bambola animata: Bri Bri è una bambola un po’ particolare, non va trascurata e lasciata in soffitta. Lo capirà bene la sua nuova amica che le promette che non sarà mai più abbandonata. Il brano omonimo si presenta in forma bipartita: la prima parte rispecchia la bambola, la seconda, più melodica, rappresenta l’incantesimo attraverso cui la bambola diventa animata. Ovviamente questo prodigio non poteva che essere reso in una tonalità emblematica: il mi bemolle maggiore. 6. Il trenino cappuccino: è un treno magico. Quando Dania ritorna nella casa sul mare prenderà il trenino, e insieme arriveranno ai confini dello spazio e del tempo. Da questo momento in poi le favole diventano più drammatiche e anche la musica si fa più consistente. Un motivo di doppie terze ricorrente rappresenta il passare fugace del treno. A questo motivo ne segue un altro quasi corale, in cui le doppie terze rallentano: Dania ricorda il suo passato, quando da piccola guardava il trenino, ogni sabato sera. La parte finale di questa composizione esasperante e lacerante segue passo dopo passo il viaggio di Dania: la musica diventa surreale, le doppie terze accelerano in un susseguirsi di motivi ascendenti e vorticosi, mentre Dania guarda il mondo dall’alto del suo misterioso trenino cappuccino. 7. Girotondo: “Come sarebbe bello se potessimo comunicare con i ragazzi che si trovano dall’altra parte del fiume, mandando loro dei messaggi attraverso il fiume.” Questo è quel che dicono alcuni ragazzi, e così inventano un modo ingegnoso per non sentirsi soli. Come rendere in musica una staffetta che sappia di nenia, un girotondo, un cerchio magico che racchiude il mondo intero? Un canone, questo è quel che ci vuole; e dopo il canone un contrappunto, e infine una berceuse. 8. Il pappagallo Corsu: povero Corsu, non riesce proprio a parlare e la sua padrona lo insulta e lo caccia via di casa. Ma alla fine ritorna… e non è solo. Brano allegro, spiritoso in forma bitematica tripartita, con chiusa finale che ripropone il tema centrale melodico in forma assai grandiosa. Per rendere a pennello la comicità occorre fingere di rendere in modo assai drammatico un tema esilarante. E questo è quel che avviene nella composizione, che è a metà tra lo spiritoso, il misterioso e lo scoppiettante: il mondo del povero Corsu. Va detto, per dovere di cronaca, che originariamente il nome era Corsù e che successivamente è stato cambiato in Corsu, perché l’accento piano sulla penultima sillaba si addice all’incipit della melodia. Inoltre, c’è nel brano anche un momento centrale e assai ricorrente in cui il ritmo poteva essere tutt’uno con il nome Corsù. Ma, in definitiva, ho preferito lasciare che fosse l’incipit a rappresentare il protagonista, e la seconda figurazione ritmica l’ho rifilata alle esortazioni della sua padrona: “Orsù, Corsu! Orsù Corsu!” 9. Alin: Alin dice di non avere una storia da raccontare, ma non è vero. Quando gli altri mostrano interesse per la sua storia Alin scappa via… Molti critici hanno sottolineato l’assetto eminentemente tonale delle mie composizioni e tutte le volte che me ne chiedevano la ragione io mi sentivo quasi nella condizione di chi avesse rubato il fuoco sacro a qualche divinità del passato e ora dovesse giustificare il maltolto agli occhi di quelli benpensanti che rispettano le regole del gioco e ritengono che oggi si debba scrivere solo se si prescinde dalla tonalità. Mode, vezzi, ipocrisie. La mia risposta è sempre del tipo: non perseguo la tonalità, scelgo ciò che sento necessario, quando non è necessaria la tonalità, state tranquilli, so anche fare le stonature sulla tastiera. Ebbene, nel caso di Alin dovrei dare un’altra risposta: questa volta, almeno per questa volta, la tonalità è stata una scelta fatta a monte. In altre parole volevo una musica bella, che mi facesse commuovere, che mi facesse provare tutta quella compassione e quell’amore per Alin che neanche il racconto poteva infondermi. Con Alin la musica e la narrazione si sono scambiate i ruoli: il racconto è assai breve, sintetico, asciutto. Lascia al lettore il compito di capire la scelta finale del protagonista e non concede spazio alle lacrime. E allora, forse per una sorta di compensazione, la musica si è fatta racconto, vuole spiegare quel che le parole non dicono. Ne è venuto un brano struggente, con tre temi che nel corso delle parti si intrecciano e si innestano in un tessuto al contempo melodico e contrappuntistico. Conclusione: l’intervallo di seconda minore, lo stesso con cui si apre la Kinderliana, caratterizza l’incipit e la fine di questa Conclusione, come se tutta l’opera si dispiegasse all’interno di una parentesi delimitata, prima e dopo, dallo stesso motivo che si ripete ad libitum. Segue una specie di valzer che rappresenta la riproposizione di tutti i personaggi su un ipotetico palcoscenico. La Kinderliana si chiude così come era cominciata. Ma non sarà la nonna a scrivere i suoi racconti. Non a caso il titolo dell’opera letteraria è I racconti di Dora e Lucia, le nipotine che una volta cresciute penseranno di dare voce alle fairy tales della nonna, ognuna a suo modo: di fatto Dora suona il pianoforte e Lucia scrive racconti… Maria Gabriella Mariani Prima esecuzione assoluta mondiale: Germania, Monaco, Gasteig, Aprile 2019 Elenco brani Robert Schumann, Kinderszenen Op.15 Maria Gabriella Mariani, Kinderliana (2017) Claude Debussy, Children's Corner Durata: 67'48'' |
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