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INTERVISTE
#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Alessandra Scardovi
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto? Ritengo che vada maggiormente riconosciuta la valenza sociale ed economica delle attività artistiche e musicali, che rappresentano un vero e proprio patrimonio nazionale, da tutelare e sviluppare. È necessaria una revisione dei criteri di assegnazione del FUS, sia riguardo la valutazione artistica che riguardo la dimensione quantitativa e qualitativa. Ad esempio, le attività gratuite, organizzate dalle società concertistiche spesso a scopo didattico e divulgativo, andrebbero incentivate, e non limitate al 15% del totale. E naturalmente, specie dopo questo terribile periodo che ha travolto il mondo, la componente quantitativa va ripensata in rapporto agli spazi, ma anche alle specificità delle iniziative, che specie se volte all’educazione o alla divulgazione non vanno valutate in base al numero di presenze, ma al valore culturale dell’offerta. Oltre ad auspicare un ampliamento della commissione artistica che comprenda almeno una rappresentanza per ciascuna delle (diversissime) realtà afferenti al FUS, da tempo invochiamo anche un coordinamento fra gli enti locali (regione, comuni) e il ministero per valutare realmente quale sia l’incidenza di un soggetto nel territorio in cui opera, considerando il panorama culturale, la domanda e l’offerta delle regioni/aree metropolitane nelle quali agisce. Una sorta di certificato di qualità. 2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università? Noi di Musica Insieme ci impegniamo ad accompagnare i nostri ascoltatori a concerto dalle elementari all’università! Lo facciamo da sempre con iniziative dedicate, cicli concertistici per gli istituti superiori come Musica per le Scuole, con lezioni propedeutiche nelle sedi didattiche, rassegne gratuite come MIA – Musica Insieme in Ateneo (dal 1997) o l’ultima nata Che musica, ragazzi!, varata nel 2017 e rivolta agli alunni di scuole elementari e medie, con speciali matinée in cui i nostri Artisti raccontano cosa significhi vivere nella musica, suonando e rispondendo alle domande dei giovanissimi ascoltatori. Il momento più atteso è quando i ragazzi possono salire sul palco a “respirare” con loro, e da questo nasce la riflessione sull’importanza del sostegno istituzionale a queste attività: la musica va fatta conoscere, “toccare” sin dalla più tenera età, per generare passioni e stimoli, ma soprattutto per formare un patrimonio culturale che accompagnerà i cittadini di domani. Per questo il supporto organizzativo nel mettere in connessione le società concertistiche e le istituzioni didattiche, e il sostegno alla comunicazione delle iniziative è fondamentale, e per questo la valutazione delle stesse ai fini del FUS andrebbe implementata considerevolmente. 3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti? La formazione avviene con la partecipazione agli eventi, e in tale contesto è poi importante approfondire argomenti e tematiche al fine di accrescere l’interesse e il livello culturale del pubblico. Da qui l’importanza della comunicazione attraverso i nostri canali social e l’app gratuita scaricabile da App Store e Google Play, oltre che attraverso il nostro magazine “MI”, edito dal 1991. La fidelizzazione del pubblico passa certamente anche attraverso la scelta dei repertori e delle modalità per comunicarli, e si avvale di conversazioni propedeutiche all’ascolto snelle e accattivanti, che svolgiamo da oltre un decennio affidandole a musicologi, artisti e giornalisti specializzati. Direi che una formula valida per tutte le fasce d’età è: comunicazione, proposta, feedback, incentivo, fidelizzazione del pubblico, modulando metodologie e repertori. 4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo? Favorire gli scambi artistici e la progettualità tra operatori anche con la creazione di reti di settore. Creare occasioni di collaborazione con alcune categorie di fornitori di servizi finalizzate alla realizzazione di progetti speciali (ad esempio portali o streaming). Adeguare le infrastrutture tecniche e riorganizzare alcune modalità di attuazione di procedure decisamente superate. Oltre a ciò, il sostegno nella comunicazione delle stagioni ci dà forza nel farci sentire parte di una comunità che si riconosce anche nel nostro lavoro. Importante a questo riguardo sarà l’impegno delle istituzioni locali affinché le aziende sostengano le realtà culturali e musicali del territorio, ad esempio comunicando adeguatamente la possibilità di utilizzare lo strumento dell’Art bonus. Ed è assolutamente necessaria una riforma dello statuto dei lavoratori dello spettacolo per risolvere le numerose criticità normative, fiscali e contrattuali di questo mondo così complesso, criticità che già esistevano in precedenza, ma che sono ancor più drammaticamente emerse in questo periodo di lockdown. 5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo? Solo e unicamente come sostegno e documentazione delle attività dal vivo, come peraltro è avvenuto finora. La pandemia ha creato alcuni fenomeni, ad esempio sui social media, che tuttavia in nessun modo hanno accresciuto l’interesse per la musica in sé, ma solo per il fenomeno stesso. La grande differenza tra lo spettacolo dal vivo e la tv o lo streaming è il rapporto tra spettatore e artista, la reciproca consapevolezza e rispetto della presenza fisica dell’altro. La riproduzione in diretta o in differita è semplicemente un’altra cosa e va trattata come una risorsa aggiuntiva, ma mai alternativa. Certo in una prospettiva futura sarà auspicabile arricchire i nostri “magazzini sonori” nelle modalità adeguate, a patto che si possa contare su appositi sostegni economici e tecnici da parte delle istituzioni pubbliche, fermo restando che nulla è in grado di sostituire l’unicità del momento dello spettacolo dal vivo, basato su uno scambio di energie che nessuno streaming potrà mai eguagliare. © Cidim |