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INTERVISTE
#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Silvia Colasanti
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale? Continuo a scrivere molto, sto terminando tre monodrammi tratti dalle Eroidi di Ovidio. Curiosamente sono proprio delle Lettere che parlano di lontananza... Naturalmente lo stato d'animo di questo tempo e la mancanza di contatto umano entrano nella scrittura, come sempre. 2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming? No, ho da sempre ritenuto che l'opera d'arte esista solo dal vivo. Questo periodo me lo conferma: il concerto è rito, vive dell'empatia tra umani, che si crea solo stando tutti vicini in un teatro. 3 – Terminata l’emergenza COVID 1- 9 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato? Leggo molte proposte che cercano di ripensare le modalità tradizionali di un concerto: organici più piccoli, esecutori lontani, pubblico distanziato... Siamo creativi, qualche soluzione la troveremo, ma sempre provvisoria, prima di tornare ad ascoltare tutti uniti magari una sinfonia di Mahler. 4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia? Il settore musicale in Italia è stato da sempre sottovalutato dalla politica, sia nelle sue potenzialità di crescita culturale, sia in quelle economiche. Mi sembra che questo periodo lo confermi. Si spendono parole e proposte sula ripresa del calcio, molte meno sull'opera lirica... 5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti? Il pubblico è desideroso di tornare ad emozionarsi, l'appello lo rivolgerei alla politica: occupatevi del futuro dell'arte. È da lì che possiamo ripartire. www.silviacolasanti.it
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