INTERVISTE



Intervista a Accordi Disaccordi in tournée per i progetti Suono Italiano e Circolazione musicale in Italia
Parliamo un po’ di Accordi Disaccordi e della vostra passione per la musica. Cominciamo con una vostra presentazione: Ciao a tutti. Noi siamo Accordi Disaccordi, un trio gipsy jazz di Torino nato nel 2012 e formato da me (Alessandro Di Virgilio) e Dario Berlucchi alle chitarre e da Elia Lasorsa al contrabbasso. Il nome del nostro gruppo prende spunto dal meraviglioso film di Woody Allen “Sweet and Lowdown” (la cui traduzione italiana é proprio Accordi e Disaccordi), il cui tema principale è proprio la musica manouche, il gipsy jazz, questo genere che nel 2012 spinge me (Alessandro) e Dario a formare la band. Il nostro repertorio é composto da brani originali le cui sonorità combinano (secondo un nostro personalissimo stile) le più disparate influenze jazz, swing, blues e della musica tradizionale. Ci piace pensare che la nostra musica sia caratterizzata da un’originale sonorità acustica dal gusto cinematografico, mantenendo però un‘ iniziale matrice stilistica gipsy jazz, chiaramente influenzata dalle sonorità del celebre chitarrista Django Reinhardt. Io sono il chitarrista solista e compositore del gruppo, Dario é la ritmica del gruppo ed il tutto viene sostenuto dal contrabbasso di Elia.

Sentiamo spesso di giovani che lasciano l’Italia per tentare un lavoro migliore all’estero. Pensate che vivere in Italia per i giovani al giorno d’oggi sia un ostacolo alle proprie passioni? Secondo voi trasferirsi all’estero da più possibilità di lavoro? Nel corso di questi anni abbiamo avuto la fortuna di suonare molto sia in Italia che all’estero ed in effetti per un periodo abbiamo anche pensato di trasferirci a Londra, ma questo non é mai avvenuto. Il motivo? Perché abbiamo sempre creduto nelle possibilità che la nostra splendida terra ha da offrirci. Non pensiamo quindi che l’Italia sia un ostacolo. Con questo non vogliamo dire che la nostra situazione sia semplice e comoda, c’è sempre bisogno infatti di molta passione e costanza nell’affrontare i problemi legati ad essa. Trasferirsi all’estero rimane ovviamente una valida alternativa e possibilità, ma non crediamo che questa sia l’unica soluzione. Crediamo nelle potenzialità della nostra terra.

Sappiamo che vi piace condividere tutte le informazioni possibili sul vostro lavoro. Parlando invece dei vostri primi concerti come siete riusciti ad orientarvi? Ricordo la sera in cui andai al cinema a vedere il film “Midnight in Paris” di Woody Allen; la colonna sonora di quel film mi spiazzò. Si trattava ovviamente di musica manouche, un genere di jazz che non avevo mai approfondito ma che mi aveva sempre appassionato. Il giorno dopo chiamai infatti Dario e iniziammo ad imitare quelle sonorità così sconosciute ma così interessanti ed intriganti con le nostre chitarre. Preparammo un repertorio di cinque o sei brani che decidemmo di suonare immediatamente la settimana seguente per le strade di Torino, sperimentando l’effetto che questa musica avrebbe avuto sul pubblico. Il risultato ci stupì. La gente si fermava ad ascoltare, a sorridere, c’era chi ballava, chi ci chiedeva che genere di musica fosse, etc etc. Fu proprio in quei giorni che ci rendemmo conto della potenza di questa musica. I nostri primi concerti consistevano quindi in esibizioni musicali per le strade di Torino, poi di Londra, di Bruxelles e cosi via; il successo ottenuto rafforzò la nostra convinzione iniziale...un modo quindi diverso e particolare per iniziare un’attività concertistica!

Per concludere, qual è il paese o la città che vi è piaciuta di più fino ad oggi e perché? Qual è invece il vostro prossimo viaggio di lavoro in programma? Rispondere a questa domanda é ovviamente difficile, anzi impossibile, ma ci proviamo. Viaggiando molto abbiamo visto posti spettacolari e conosciuto persone meravigliose; uno di quei paesaggi mozzafiato che difficilmente si dimenticano é stato la vista di un tramonto a Magadan, una città dell’estrema Russia orientale dove abbiamo tenuto un concerto due anni fa, vicina alla regione della Kamcatka. Oltre al poetico ed emozionante tramonto ricordiamo la contraddizione di quella giornata: il cielo blu, senza nuvole che abbracciava questo sole infuocato che scendeva lentamente nell’oceano Pacifico creò un’atmosfera fantastica che però non abbiamo avuto la capacità e la forza di assaporare per più di cinque minuti. La temperatura esterna era di -42 gradi e nonostante avessimo i vestiti adatti, non siamo riusciti a sopportare un freddo così pungente. Questo ricordo gelido ci fa ancora oggi sorridere. Prossimi viaggi? A maggio andremo in Cina per un concerto per l’Umbria Jazz, poi una nostra partecipazione al festival jazz di Atene per il Cidim, seguita da alcune date in Germania e a luglio saremo a Perugia per l’Umbria jazz. Si prospetta quindi un’estate piena di musica!

Che cosa significa per voi la musica? Tre parole per descrivere la musica? La musica é un linguaggio e crediamo che nonostante sia una risposta apparentemente semplice, sia la più corretta. Suonando molto all’estero abbiamo capito come l’effetto e l’emozione che può suscitare una canzone sul pubblico italiano possa essere esattamente identica allo stesso effetto ed emozione che essa suscita sul pubblico russo, tedesco, americano o inglese. Eppure Russia, Italia, Stati Uniti, Germania, Inghilterra sono paesi lontanissimi fra loro per cultura, storia, lingua, posizione geografica ed alfabeto. Ma l’effetto della musica é sempre lo stesso diventando quindi un linguaggio universale e potente. Significa quindi poter comunicare emozioni, concetti, stati d’animo e colori senza l’utilizzo della parola o di altri meccanismi. Tre parole per descrivere la Musica? Colore, emozione, passione.

La vostra musica preferita? Come credo sia giusto che sia é una di quelle domande a cui é quasi impossibile rispondere. Posso però elencare qui alcune di quelle musiche che ritengo per me fondamentali ed importanti: ovviamente il jazz, nella sua forma più completa, ma anche la musica classica, il rock, il blues. A me piace molto spaziare, sono appassionato infatti di musica gipsy jazz ma anche di musica per film, elettronica, progressive e tantissimi altri generi. Sono consapevole del fatto che non ho mai avuto e mai avrò una sola musica preferita e mi piace pensare che la passione per la buona musica sia qualcosa di non stabile, che permetta quindi di viaggiare sempre all’interno di questo mondo cosi astratto ma allo stesso tempo così concreto e di conoscere in questo modo sempre nuovi artisti e musicisti.

di Anna Rita Pappalardo

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