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Divulgazione
Il Primo Libro de Madrigali a Quattro Voci
di Giovanni De Macque
a cura di Giuseppina Lo Coco

ISBN 9788870969252
Collana: Biblioteca Musicale 32, LIM Editrice srl, Lucca 2017

17×24 cm, pp. X+143, 25,00 €
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Descrizione:
Al talento e al successo in vita di un artista non sempre fanno seguito il riconoscimento del suo valore e l’ammirazione per le sue opere dopo la morte. È il caso di Giovanni de Macque (Valenciennes, 1550 ca. – Napoli, 1614): se, da un lato, la naturale evoluzione del gusto e le trasformazioni dello stile musicale hanno comportato, come per tanti musicisti del suo tempo, un comprensibile oblio presso le generazioni successive, dall’altro lo scarso interesse per la sua figura e la sua produzione da parte della musicologia contemporanea appare macroscopico, sol che lo si rapporti all’evidente qualità artistica della sua opera. Una spiegazione sta forse nella sua fluttuante collocazione territoriale e culturale: Macque era di origine fiamminga, essendo nato in una cittadina che però, se allora faceva parte dei Paesi Bassi spagnoli, con la pace di Nimega (1678) passò alla Francia; ma la sua brillante carriera si svolse tutta in Italia, tra Roma e Napoli.

L'opera
I. Là ver’ l’aurora, che sì dolce l’aura (prima parte)
II. Temprar potess’io in sì soavi note (seconda parte)
III. Quante lagrime, lasso, quanti versi (terza parte)
IV. Uomini e dei solea vincer per forza (quarta parte)
V. A l’ultimo bisogno, o misera alma (quinta parte)
VI. Ridon or per le piagge erbette e fiori (sesta parte)
VII. Quando sorge l’aurora
VIII. Nel morir si diparte
IX. Quel dolce nodo che mi strinse il core
X. Donna, quando volgete
XI. Crudel, se m’uccidete
XII. I’ piansi, or canto, ché ’l celeste lume (prima parte)
XIII. Sì profondo era e di sì larga vena (seconda parte)
XIV. O fammi, Amor, gioire
XV. Del mar Tirreno a la sinistra riva (prima parte)
XVI. Solo ov’io era tra boschetti e colli (seconda parte)
XVII. Non veggio, ohimè, quei leggiadretti lumi
XVIII. Al sol le chiome avea
XIX. Donna, se per amarvi
XX. O d’Amor opre rare
XXI. Chi prima il cor mi tolse
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