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L’analisi di questo saggio privilegia gli aspetti filosofici che emergono prevalentemente dalla musica di Wagner e dal contenuto dei suoi libretti. Uno degli intenti è stato quello di provare a evidenziare quali, tra le numerose letture filosofiche che Wagner fece, abbiano fornito spunti fecondi alle sue opere liriche e alla sua concezione musicale armonica e melodica. Tra i principali testi che Wagner lesse, come testimoniato anche nella sua autobiografia, si annoverano ad esempio il Simposio di Platone, la Filosofia della storia di Hegel, Principi della filosofia dell’avvenire, Pensieri sulla morte e l’immortalità, Essenza del cristianesimo e Essenza della religione, di Feuerbach; inoltre Che cos’è la proprietà, di Proudhon e il testo che piú di ogni altro lo influenzò, ovvero Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer. Ma il Tristan, oltre che a Schopenhauer, è fortemente debitore alla poesia di Novalis, e non è privo di suggestioni platoniche. In Schopenhauer e nella sua teoria del sogno, Wagner trovò anche spunti che, interpretati personalmente, gli permisero di giustificare la tesi della superiorità della musica, quando unita al testo letterario, rispetto all’idea di musica pura.