Nastro




SOTTOTITOLO:
Omaggio a Giacomo Manzù 
per voci recitanti, elettronica e video,
 su testi poetici di Nina Maroccolo, Plinio Perilli 
e Faraòn Meteosès


NOMI LEGATI ALL'OPERA:
Daniele Venturi - compositore
Nina Maroccolo - autore testo
Faraòn Meteosès - autore testo
Plinio Perilli - autore testo
ORGANICO:
voci, elettronica, video


ANNO:
2012
FORME:
vocale e elettronica


PRESENTAZIONE:

RI-AV-VOL-TO-LA-RSI
PIÙ VOLTE NEL NASTRO

per Daniele Venturi

nocchiere di note in voci di
parola ed ingegnere visionario di suoni,
emozioni o incanti sgeometrizzati...


"... le prime brecce si trovano nelle frasi di sonate, dove nella tonalità principale talora viene inserita come un cuneo un'altra tonalità." - così Anton Webern, ottimo allievo di Schönberg, racconta e fissa un po' i primordi della dodecafonia, giunti come si era davvero all'ultimo stadio della musica tonale... - "E poi nella cadenza. Che cos'è una cadenza? È lo sforzo di delimitare una tonalità contro tutto ciò che potrebbe pregiudicarla. Si vollero però forgiare delle cadenze sempre più originali, e ciò condusse infine a far saltare in aria la tonalità."... Strepitosa genesi cui molto ho ripensato assistendo al gran lavoro di Daniele Venturi per NASTRO, l'opera sinestetica, poliedrica plurivocale su testi di Stefano Amorese ("Faraòn Meteosès"), Nina Maroccolo e del sottoscritto - tutti e tre dedicati ad opere di Giacomo Manzù presenti nel dono permanente ed esposto del Fondo Manzù di Ardea, e già oggetto l'anno scorso di una affettuosa, rara performance del nostro laboratorio "PerIncantamento"... Àuspice, Marcella Cossu, ammiraglio d'un vero museo/vascello, che sta fermo ma naviga ancora e ancora le maree turbinose ed arcane, gli oceani insaziati e mirabolanti dell'Arte: specie lì dove "il testo poetico diviene suono, trasmutando, per il tramite dello statico bronzo, in forma del movimento, o movimento della forma." "...Riserbarsi uno spazio discreto ma audace / per compiere quella torsione che favorisce / l'abbraccio"... E proprio lì ad Ardea collimammo, denudammo o rivestimmo di fronte a ogni singola opera (o meglio, miracolo e monito scultoreo) i nostri poveri, tiepidi indumenti di versi; in un afflato echeggiante di argonauti dell'Imago che comprendeva, oltre a noi tre "recidivi", anche Gian Piero Stefanoni e Chiara Mutti, Cinzia Marulli e Marco Righetti, Cristina Sparagana e Monica Martinelli, Anita Napolitano e Cristiana Lauri - arpista d'innocenza, pacifista pugnace. Senza dimenticare il ricordo e il compianto di Gabriella Valli...). Nocchiere di note in voci di parola, ed ingegnere visionario di suoni, emozioni o incanti sgeometrizzati, Daniele Venturi riesce come ben pochi altri a irradiare bagliori dissonanti, lacerti smottati di melodie a loro volta diniegate, urticanti, obnubilate, nella migliore tradizione di quell'arte moderna, eretica ma ancora illuminista, che, come arringava, motivava Alfred Müller-Armack già nel 1948, esige che il nostro stesso spirito compia in fondo "un'autoliberazione della potenza magica di idoli pericolosi, con i quali il secolo attirava all'inizio i suoi uomini, per torturarli e martirizzarli alla fine in loro nome."... L'esorcismo è questo, ed anche la scommessa di fare un'arte sola un po' con tutte le arti (parola, gesto scenico, danza, musica, segno, materia scultorea, immagine perennemente frammentata e ricomposta...), nel comune intento di una energia o prospettiva sinestesica che le abbracci e le includa, autoliberata. "...Sempreché sia sicuro l'ausilio / di un arioso vento veloce / che liberi l'opera / dalla convergenza illusoria dei margini"... Così il Nastro in oggetto si salda e si prolunga fin verso e dentro l'Adamo disteso, e ancora trova nella voce umanata, inopinata dell'eroina ergentesi di Grande Striptease quella necessità interiore, quella rivalsa fervida, sensuale d'intimità che è già pronta per un manifesto epocale. Di Daniele Venturi, compositore bolognese di estro e genio, rigoroso e fantasioso assieme, ancora giovane (classe 1971) ma già espertissimo, conoscevo una brillante opera del 2009, Quattro lembi del cielo, in cui egli riusciva tenacemente ad armonizzare in dissonanza un "Preludio all'infinito silenzio" per flauto e clavicembalo (sic!) con un ottetto vocale d'omaggio a Sandro Penna, "Il mare è tutto azzurro"; e ancora a destreggiarsi dai fieri, temprati "Lai" per duo di fisarmoniche, ad un esemplare, acre omaggio ad Alda Merini ("Angeli che avete bisogno del suono")... Ma non pensavo che Daniel avrebbe sposato così bene la causa di tanto stridente fulgore, di tale chiarità umbratile che invece ci lievita, ci assilla o forse premia, conforta dentro... E in questo, due poeti e performers come Nina e Stefano fruiscono della collaborazione inesausta, della redenzione fantasmagorica di un "videomaker" ultracontemporaneo, o magistrale "digital artist" che dir si voglia, quale Istvan Horkay, ungherese devoto, come rileva Fabio Quici, "a un nuovo Atlante di Mnemòsine"... Così, noi uomini radicati all'umano, infangati anzi modellati nel fango come l'Adamo disteso del grande Manzù, noi creature smarrite (e cacciate da ogni Eden lecito o improbabile!), noi che abbiamo bisogno sia del suono che degli angeli... ci specchiamo nella classica qualità di queste sculture come immagini sacramentate (e quasi ancora palpitanti, pulsanti) di un'eterna, certo anche inquieta modernità in atto... L'alchimia viandante del fanciullo dalle suole di vento, Rimbaud, già aveva chiesto alla poesia proprio quest'esorcismo, quest'avvento plastico e pensoso, rapinoso e rivoluzionato: "Scrivevo silenzi, notavo l'inesprimibile, fissavo vertigini"... Tutto lo scenario, la partitura, il singulto gnomico e il controcanto abraso di Nastro, è dunque una lunga, inesprimibile vertigine, trasgressione che pesa e incombe, un silenzio che gemma, borbotta, dialoga e dilaga, infine urla o s'ausculta emozione... La fanciulla statuaria dello Striptease moderno, si libera e ci libera con un suo ultimo salmo metallico -: ci offre così la sua imperfetta perfezione pur tra pulviscoli divini... "Liquida forma... forma memoria..." Certo proprio così Giacomo Manzù carezzava, plasmava in scultura la Materia Ingrata del Moderno, le levigate dissonanze, il linguaggio increspato con cui ogni futuro s'annuncia - che sempre arriva, o ritorna, da molto, molto, sempre troppo lontano! Riavvoltolandosi più volte, nel Nastro e nel suo cuore, degna curva mentale o impennato looping, filosofema di Moebius... Plinio Perilli




Esecuzioni

Esecuzione dal vivo
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Prima esecuzione assoluta
Interpreti:
Nina Maroccolo (voce recitante), Faraòn Meteosès (voce recitante), István Horkay (video), Luana Bombardi (coreografo)
Data:
10 05 2012
Luogo:
Lingotto Fiere - Auditorium DM, Padiglione 1, Torino, TO - Italia
Ciclo di esecuzioni:
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