Intervista a Francesca Odilia Bellino e Antonio Mastrogiacomo
Rivolgiamo a Francesca Odilia Bellino e Antonio Mastrogiacomo autori della pubblicazione "Ensemble Dissonanzen - Trent’anni di musica contemporanea a Napoli (1993-2023) " alcune domande per presentare la loro ultima pubblicazione edita da Cronopio Edizioni.

Quale percorso di studio vi ha portato all’idea di scrivere un libro sull’Ensemble Dissonanzen?

FB. Ho sentito parlare di Dissonanzen da Mario Gamba che mi consigliò, durante una Biennale musica e prima che mi trasferissi a Napoli nel 2001, di seguirne il festival. Non solo Mario conosceva bene le attività dell’ensemble, ma era anche in contatto con i fermenti della scena culturale e filosofica della città. Negli anni a venire, avrebbe pubblicato ben due libri per Cronopio collaborando con Maurizio Zanardi, e sarebbe stato partecipe di alcuni importanti dibattiti organizzati nella cornice del festival Dissonanzen. A quel tempo, scrivevo per “All About Jazz” di cui curavo la rubrica “Clusters” che si interessava di progetti e musiche che intersecavano (free) jazz, improvvisazione, sperimentazione e contemporanea. Dagli anni del liceo scrivo e collaboro con riviste, webmazine e radio digitali: mi interesso di questo genere di musica per puro piacere dato che di mestiere sono arabista. L’uscita del “Libro bianco” curato da Claudio Lugo mi convinse che l’ensemble – come spazio/tempo/forma espressiva collettiva (non solo musicale) – meritava una ricerca a sé. Iniziai così a realizzare per “Clusters” una serie di speciali mirati, con interviste ai direttori artistici e approfondimenti sui percorsi svolti nelle diverse compagini in cui gli ensemble legati alla musica contemporanea e sperimentale si configuravano in Italia. Questi speciali volevano offrire ulteriori spunti di riflessione sul fare e sul pensare la musica in forma partecipata e collettiva. Pubblicai una dozzina di approfondimenti, decidendo che Dissonanzen poteva essere il laboratorio sul quale concentrare la mia attenzione finalizzando l’osservazione ad una pubblicazione più corposa. Vivendo stabilmente a Napoli, seguire le attività di questo ensemble era il mio modo per scavare nella storia musicale della città. Iniziai così un primo e lungo giro di interviste che mi aiutarono a famigliarizzare con i membri dell’ensemble e iniziare a configurare il progetto di un libro. L’incontro con Antonio è avvenuto tramite Tommaso Rossi, dopo il 2012 e all’epoca di ‘Namusica, in un momento critico per la scena musicale in cui, tuttavia, si stavano ri/organizzando associazioni e attori – tra cui Dissonanzen – per far fronte ai tagli alla cultura che penalizzavano fortemente dimensioni medio-piccole come quelle degli ensemble. L’obiettivo era anche quello di rilanciare il lavoro di ricerca sperimentale sulla musica contemporanea e antica in Italia meridionale e il libro consentiva di intrecciare molte riflessioni. Negli anni successivi, il confronto con Antonio ha portato a ripensare il progetto e poi a condividere la scrittura del libro che, nel suo piccolo, è così diventato anch’esso un’espressione d’ensemble!

AM. Avevo incontrato Dissonanzen prima di conoscerli per davvero, per l'esecuzione di Decimino per il diagramma dell'impiccato di Giosuè Grassia, con voci, oggetti sonori, materiali pre-registrati in collaborazione con l'Ensemble Vocale del Conservatorio di Benevento, di cui ero parte, nel 2008. La conseguente attrazione verso la musica contemporanea mi avrebbe portato, dopo il diploma v.o. in sassofono, all'iscrizione, presso il conservatorio San Pietro a Majella, a Musica Elettronica, dal 2012; in parallelo, anche ad altri studi, dal 2015, per diversi anni, ho portato avanti una rubrica intitolata I luoghi della musica, su «NapoliMonitor», pertanto mi attraeva l'idea di documentare in senso monografico le loro vicende, per via di una comune sensibilità artistica. Avanzata la proposta, Tommaso Rossi mi mise subito in contatto con Francesca Bellino, che gravitava nell'orbita dissonnata da più tempo e aveva simili intenzioni: ne è nata una preziosa collaborazione, una grande amicizia, che ha trovato in questa pubblicazione singolare sedimento. Quale vi sembrano i tratti peculiari di questo gruppo nel panorama italiano? FB. Il percorso di Dissonanzen è caratterizzato (senza alcun dubbio!) dal nome che ha e da una serie di scelte programmatiche che sono state messe in atto a partire dal nucleo iniziale fondato da Marco Vitali e che di fondo ancora sussistono. Si può dire che in oltre trent’anni di attività sia diventata una delle associazioni più importanti che operano nell’ambito della musica contemporanea nell’Italia meridionale, dove le possibilità e gli spazi per farla sono alquanto deficitari. Sicuramente la sua attività – ed è questo un tratto peculiare che ne caratterizza la storia e l’identità – non si limita all’esecuzione musicale, ma sfora altrove, interagendo con molte altre espressioni artistiche e coreutiche, quali la danza, la fotografia, la videoarte, il teatro e usando una molteplicità di forme espressive che spaziano dall’esecuzione di opere scelte e/o commissionate e improvvisazione alle sonorizzazioni. Questa complessità progettuale, a cui si aggiunge una configurazione dell’ensemble-associazione “a geometrie variabili”, ha reso Dissonanzen una sorta di laboratorio “partecipato” e unico nel suo genere. AM. Sullo sfondo di una lunga amicizia, non senza tensioni e avvicendamenti di ruoli, questo gruppo è riuscito a porsi in modo propositivo (diremmo, insieme al libro, dialettico) nei confronti di un ambiente particolarmente sordo alle musiche emergenti, ma anche nei riguardi delle musiche di una certa tradizione. Il panorama italiano, per quanto questa formula voglia suggerire, resta frammentato e mosso da spinte ugualmente volontarie, come lo stesso gruppo partenopeo, d'altronde, mostra con il suo singolare posizionamento. Parodia del sistema dell'arte, possiamo ricorrere alla ridefinizione di uno scenario musicale dove, contando rapporti personali e professionali, le influenze di questo gruppo hanno permesso che il panorama italiano (e internazionale) trovasse riverbero anche a Napoli e dintorni. La sua specificità, inoltre, ci ha portato a dedicare a questa esperienza un intero libro, vagamente composito, pertanto suggerirei agli interessati di confrontare le nostre impressioni con la loro esperienza a riguardo.
A vostro avviso l’attività di Dissonanzen ha avuto un influsso reale sulla vita musicale della città di Napoli?
FB. Dissonanzen nasce e si sviluppa come progetto culturale e musicale non specificatamente partenopeo – soprattutto in minima parte realizzato da napoletani – nonostante abbia trovato a Napoli, fin dai suoi esordi ad inizio anni Novanta, la sede del proprio festival. Non avendo una propria sede stabile, è stata paradossalmente la città medesima, nelle sue diverse, numerosissime e non sempre adatte strutture a disposizione a costituire il palcoscenico delle sue attività pubbliche. Questo ha fatto sì che fin da subito Dissonanzen abbia avuto un rapporto complicato, dialettico e – in fondo – anche polemico con la città stessa e le istituzioni (musicali e culturali) con cui ha collaborato. Seguendo Dissonanzen da anni non ho dubbi sul fatto che la sublime riflessione sulla porosità partenopea emersa da questa dialettica si sia schiantata sulla quotidianità, come avrebbe detto Majakovskij. O, detto alla Dissonanzen, nelle aporie di Napoli. Dunque, più che un ensemble di musicisti ed artisti che esprime una chiara e forte identità locale/localistica, Dissonanzen vive il privilegio di irridere e, a suo modo, distorcere tale identità, cercando altrove e in forma dissonata una cifra espressiva di Napoli. A volte, non senza conflitti e contraddizioni, questa dinamica ha fatto emergere la profonda, e anche molto complessa, venatura poetica insista nel paradiso abitato da diavoli che frequentiamo nella quotidianità di questo conglomerato urbano. Pur non volendo essere l’espressione di Partenope, Dissonanzen le ha comunque dato voce e corpo per un bellissimo (e ancora inedito) omaggio di Giorgio Battistelli. L’impatto culturale di questo percorso credo che sia stato notevole. Dopo trent’anni – grazie soprattutto alle diverse esperienze e sensibilità dei presidenti e direttori che si sono alternati alla guida di associazione-festival-ensemble musicale e anche al contributo di tutti i suoi membri (passati e presenti) – Dissonanzen è un pezzo oramai imprescindibile della storia musicale di Napoli. Rimane tuttavia una voce ancora inascoltata, anche perché dissonante.

AM. No, affatto. Dissonanzen si caratterizza proprio per la sua autonomia acquisita in rapporto alla città. Certo, beneficia di relazioni strutturali con alcune istituzioni, e sono particolarmente felice quando il dialogo, come nella prima ora, si rapporta ai luoghi di formazione. Ma resta socialmente poco distribuita, al punto da restare per molti ancora sconosciuta, nonostante il tanto e continuo impegno proposto in ragione della sua missione, da oltre trent'anni. Il libro propone un bilancio anche su questo aspetto, assolutamente da non tralasciare. Purtroppo, la musica, a queste latitudini, è avvertita ancora come evento spettacolare, non come forma creativa, e le politiche culturali messe in campo negli ultimi tempi sembrano incoraggiare, massivamente, la prima formula.
Quali contraddizioni o specificità caratterizzano lo scenario creativo musicale della città in questo momento storico?
FB. In questo momento ci sono troppe proposte, molte delle quali di qualità discutibile e gusto melenso, costantemente ignare di quanto si muove sulla scena internazionale (non solo occidentale). L’attuale Napoli musicale riflette la Napoli turistica. Pur affacciandosi sul Mediterraneo, a parte rare eccezioni, la città non sembra trarre ispirazione da questa posizione di contaminazione previlegiata, esprimendo soprattutto nel comparto della composizione contemporanea pochissima originalità e senso di cosa accade nel presente. Ciò detto, ci sono le possibilità di rendere Napoli uno scenario creativo. Ma bisogna lavorare, studiare, ascoltare, viaggiare, connettere creatività che, allo stato attuale, non hanno occasioni di conoscersi e interagire.

AM. Se la musica definita di ricerca si trova spesso in ostaggio della lezione del passato, le tante musiche che hanno affollato lo scenario creativo della città di Napoli dal Novecento a oggi permettono di registrare le pratiche da noi indagate come effettivamente liminari rispetto a ritmi che si rapportano, produttivamente e socialmente, in modo più diretto al mercato e alle cartoline musicali che, da sempre, si offrono all'ascolto di chi è sedotto da Napoli e dalle sue sonorità. In effetti, la sirena Parthonepe è ancora capace di prenderci tutti per le orecchie, oltre che per la gola... Per quanto capace di imporsi sulla scena internazionale, in diversi momenti e con diverse nomenclature, non sfugge a tale scenario un certo provincialismo che, alle volte, ne limita lo sguardo, a diversi livelli, in rapporto a diversi generi; solitamente retronostalgico, una volta affrancato del suo carattere di novità del momento, torna a intermittenza...
È cambiata la produzione musicale in Italia negli ultimi trent’anni e in che modo?
FB. Sono nata nel mondo delle audio cassette (tape) e dei vinili, convertitosi ai CD, oggi confluito in Spotify, in cui la produzione musicale si è progressivamente dematerializzata, rendendo la performance dal vivo un evento da stadio o, nei suoi estremi opposti, di nicchia alternativa, a seconda di generi che si frequentano. Amando surfare su Spotify, e continuando a curiosare laddove si produce ed esegue dal vivo, si scoprono ancora produzioni incredibili in Italia così come negli angoli più sperduti del mondo (anche grazie all’AI che crea connessioni a cui non avremmo mai pensato). La costante di questi diversi modi di fare, produrre, pensare musica è rimasta inalterata quando a guidarla c’è passione, maestria, rispetto, sensibilità, e perché no?, sperimentazione. Senz’altro ci sarebbe bisogno di produrre meno, ma applicando più senso sperimentale.

AM. Sono nato nel 1989, pertanto la domanda mi prevede osservatore interessato da troppo tempo, più di quanto possa ricordare. Certo, da quando ho iniziato a incuriosirmi di tutto quello che sta prima e dietro la musica, avendo avuto modo di eseguirla in diversi contesti, con diversi interpreti, in diverse forme, posso garantire che l'aumento del numero di persone che si occupano di produzione musicale ha portato ad ascoltare molto meno dal vivo, molto più da casa. Tendenzialmente, il concerto quale forma di incontro tra esecuzione e ricezione musicale è sempre più osteggiato da pratiche di ascolto tascabili, pertanto non dubito ulteriori modifiche in questa direzione.
A chi è destinato questo libro?
FB. A chi vive la musica come mezzo per esplorare lo spazio urbano e antropologico di/legato a Napoli. A chi si interessa di pratiche musicali e più in generali artistiche degli ensemble in Italia e non solo. A chi segue la musica sperimentale e l’improvvisazione. A chi semplicemente ama la musica, contemporanea e antica, e vuole immergersi in una delle sue tante microstorie…

AM. Il libro è destinato a chi si fa delle domande non solo sulla musica contemporanea, non tanto per trovare delle risposte piuttosto per ragionare su proposte ricostruite e loro possibili alternative in vista di una produzione musicale sostenibile: gli sforzi degli organizzatori possano incontrare la presenza di un pubblico partecipe, non solo presente. Questo libro si fa ascoltare da un lettore pronto a misurarsi con la musica e la sua complessità, tra rapporti umani e materiali, sociali e compositivi. Suggerisco la lettura a chi stia facendo ricerche in direzione delle traiettorie emerse, il rapporto antico/moderno, le forme di improvvisazione, i rapporti con altre forme artistiche a partire dalla musica, ma anche per chi si chieda ancora quale spazio riservi Napoli città della musica alle musiche minoritarie, a tratti libertarie, come quelle sotto osservazione.

@Redazione
5 settembre 2025


Ensemble Dissonanzen - Trent’anni di musica contemporanea a Napoli (1993-2023)

ISBN 978-88-98367-863, Cronopio Edizioni , 2025

Nomi oggetto della pubblicazione: Ensemble Dissonanzen


Descrizione:
Dissonanzen nasce nel 1993 per iniziativa del violoncellista Marco Vitali e del semiologo Massimo Bonfantini, con l'obiettivo di diffondere i linguaggi musicali contemporanei nella città di Napoli. In trent'anni di attività, il progetto ha attraversato molteplici traiettorie artistiche, diventando un punto di riferimento nel panorama musicale italiano. 
In questo volume, Francesca Odilia Bellino e Antonio Mast... continua a leggere