Autointervista di Daniele Venturi
Daniele Venturi sarà al Salone del Libro di Torino nello spazio Dimensione Musica, all'esposizione di musica d'arte contemporanea della SIMC a Pavia e, unico compositore italiano, a I SCM World New Music Days 2012 in Belgio con alcuni nuovi lavori che descrive sullo sfondo del suo percorso creativo.
Di Nastro e del rapporto testo-comporre-voce:
Nastro è un lavoro che definirei di arte totale.
Nasce dalla collaborazione con tre amici poeti Nina Maroccolo, Plinio Perilli e Faraòn Meteosès e con il videoartista ungherese István Horkay.
Il testo, nel mio lavoro compositivo, diviene una sorta di reticolato tra il quale muovermi.
Una sorta di infinito finito nel quale procedere, sondare e reinventare.
Nel caso di Nastro si intrecciano tre testi, tutti ispirati all'opera di Giacomo Manzù, e l'elaborazione elettronica di due miei lavori acustici: Double per flauto solo e Color per viola sola, che trasfigurati nella loro essenza e nella loro sostanza, divengono “memorie sonore”, sembianze lontane, rimasugli di voci dell'inconscio.
Ecco sempre riaffiorare la voce, mia dolce ed inseparabile compagna nella creazione dei miei lavori compositivi.
È infatti il canto interiore che ispira ogni mio lavoro e spesso tutti i canti popolari che ho ricercato e trascritto mi riappaiono completamente rivisitati dall'interno e in questi momenti ispiratori, vivo in una sorta di lucida incoscienza o forse solamente un 'trance creativa' dove l'esigenza, direi quasi l'urgenza di fissare sul pentagramma, sul foglio o sul supporto magnetico un dato musicale, mi travolge e allo stesso tempo mi estranea dal quotidiano affannarsi dell'esistenza.
Ritornando all'omaggio a Manzù due sono state le idee germinanti di questo lavoro: la prima l'ombra sapientemente creata dall'artista, che riflette sul prato il proprio contrario, ed anche il nastro di Möbius, nel quale le superfici non hanno due lati o facce, ma bensì un solo lato e un solo bordo.
E nei due casi sopracitati il dualismo diviene come nel caso del primo lavoro rielaborato elettronicamente: Double, l'eterna disputa tra Uomo e Uoma o dicendola con Joung il contrasto Animus Anima.
In questa composizione ho utilizzato tre testi assolutamente contrastanti tra di loro, ma legati invisibilmente da un filo rosso ben definito: l'idea del movimento intrinseco alla creazione, della vita e dell'opera d'arte stessa.
Così per me il testo è divenuto principalmente suono e l'opera statica in movimento di Manzù, forma. Allo stesso tempo la “voce” dei personaggi presenti nei testi, come la pattinatrice, di Nastro di Faraòn Meteosès, l'Adamo che da ammasso di creta diviene essere vivente in carne ed ossa, ne L'Adamo disteso di Plinio Perilli ed anche la statua di bronzo che diviene sensuale  spogliarellista in Grande Striptease di Nina Maroccolo, divengono richiami interiori, pieni di continui messaggi subliminali e carichi di erotiche energie contrastanti.
Sì, forse è proprio l'energia che dipanano i testi, o anche la polvere allergica che emanano i libri o semplicemente l'incantamento creato dallo scorrere dei fonemi nel tempo, che acquistano potere semantico nei linguaggi dei popoli e che io, con il mio lavoro di esplorazione sonora all'interno di essi e soprattutto all'interno della mia anima, cerco di cangiare, trasformando il tutto in una sorta di paralinguaggio-plurilinguaggio sonoro.
Dal punto di vista tecnico compositivo, in Nastro , mi interessava innanzi tutto, creare come in un'opera pittorica dei giochi assai complessi di chiaroscuri, una sorta di gioco di “ombre cinesi” sonore.
Un'altra idea che mi affascina da sempre ascoltando vecchi nastri a cassette è quella della sovra-incisione, dove al nuovo dato sonoro, resiste il vecchio o addirittura i vecchi, in maniera che all'ascolto permangono su vari piani sonori tutte le registrazioni, in un affastellarsi di suoni emotivi.
Questo “difetto” della sovra-incisione è divenuto per me ispiratore di diversi lavori e mi ha spinto a una riflessione acustico musicale legata al mio vissuto di ascoltatore prima che di compositore: così come il solista nella sua “debolezza” sonora nei confronti della massa orchestrale e corale, si trasforma, con il sapiente lavoro di cesello di orchestrazione del compositore e la raffinata concertazione del direttore d'orchestra, in forza espressiva solistica, così il lavoro di trasformazione elettronica di un dato musicale acustico può far acquisire ad un debole gesto musicale, o ad una flebile linea melodica che persiste inesorabile ai segni del tempo in un vecchio nastro, il ruolo di protagonista.
Questa sorta di lotta tra 'Davide contro Golia' è presente in quasi tutti i miei ultimi lavori, dove all'esigenza di un forte lavoro artistico e artigianale si fonde l'urgenza della  rappresentazione del dato artistico.
Come i pattinatori artistici sfidano se stessi in un equilibrio precario sulla scivolosa pista ghiacciata volteggiando roboanti nastri, così io cerco di sfidare me stesso all'interno dell'indefinito spazio temporale, dividendomi tra forte lavoro interiore, ricerca artistica ed esigenza di essere.
Di musica e poesia:
La poesia da sola è già suono e perciò ogni volta che mi trovo a musicarne una parto dal suono intrinseco in quel dato testo poetico. Nella poesia significato e significante, suono e contenuto sono spesso in antitesi, ed è proprio da questa lotta interna al verso poetico che traggo ispirazione per i miei lavori compositivi.
La mia musica non rappresenta solamente un'amplificazione del testo, ma diviene un ampliamento del carattere poetico che la poesia stessa mi suggerisce.
Nel caso dei miei ultimi lavori che fondono in se stessi parola e musica - Specchiatura e Nastro -,
il testo diviene un vero e proprio dato musicale, e sono proprio le varie intonazioni di voce dell'attore, le possibili interpretazioni del testo poetico e le improvvisazioni dei lettori stessi, a suggerirmi il lavoro che dovrò operare elettronicamente, per poter espandere l'idea poetico-musicale germinante.
Di Riflessi di luna e di composizioni con strumento ed elettronica:
L'idea della sospensione spazio temporale è presente anche in due composizioni che finalmente vedranno la loro prima esecuzione assoluta: Risonanze sospese (2007) e  Antigravity study (2009-2010 ), entrambi lavori per pianoforte solista, ed anche in Riflessi di luna (2009) per violoncello e live electronics.
In tutte e tre le composizioni c'è la volontà di creare con la scrittura musicale una dialettica di costante sospensione spazio temporale, tanto da creare nell'ascoltatore uno distacco psicoacustico tra sé e il suolo terrestre.
L'idea germinante della composizione Riflessi di luna è la reinvenzione del suono udito dal primo essere umano ad essere approdato sulla luna Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, il 20 luglio 1969. La composizione, infatti, è stata scritta nel quarantesimo anniversario dell'approdo sul suolo lunare dell'equipaggio della navicella Apollo 11, divenendo così un omaggio alla grande impresa dei pionieri dello spazio Armstrong, Aldrin e Collins.
Con la scrittura musicale ho cercato di ricreare le infinite gradazioni di luce riflessa sulla terra dalla luna in una calda serata di luna piena, nell'immaginaria visione degli astronauti dalla superficie lunare.
È di questo periodo, infatti, il mio interesse per lo studio sulla luce che come tutte le onde elettromagnetiche, interagisce con la materia.
Lo studio dei vari fenomeni che più comunemente influenzano o impediscono la trasmissione della luce attraverso la materia quali: l'assorbimento, la diffusione (scattering), la riflessione speculare o diffusa, la rifrazione e la diffrazione hanno fortemente influenzato questa mia composizione.
L'ipotetico suono percepito dagli esploratori è stato reinventato dal mio pensiero musicale mediante la ricerca di tutti i suoni ed i rumori producibili sul violoncello.
Nel finale vengono riprese sonorità prodotte sugli estremi dello strumento, dal suono sul ponticello sino ad una 'melodia di sibili' ottenuta sulla cordiera, che raffigura simbolicamente il ritorno degli astronauti sul suolo terrestre.
L'ausilio del live electronics, in questo lavoro ha le funzioni di amplificazione, riverbero e spazializzazione del suono.
Lo spazio esecutivo ha in questa composizione una grandissima importanza e la riflessione dei vari suoni prodotti dall'esecutore e spazializzati mediante effetti di circolarità del suono hanno nell'idea iniziale la volontà di ricreare un suono 'materno', direi quasi prenatale e uterino della luna stessa.

27 aprile 2012

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