Ai corsi sperimentali dei progetti Brocca, Proteo e Autonomia la richiesta di commentare il Manifesto per la costituente della cultura faceva parte della prova di lingua straniera. Quelle considerazioni, tuttavia, non dimenticheranno di rendere omaggio, indirettamente, alla lingua italiana, lingua universale della cultura, come spesso ci ricorda il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. È importante coinvolgere i giovani nella discussione sul nuovo concetto di identità culturale globale: nel Manifesto si chiede che le politiche pubbliche siano finalmente "di rango", vere priorità nella valorizzazione e nella tutela di ciò che è già patrimonio del Paese. I ministeri interessati – è un'altra delle considerazioni del Manifesto – finalmente dovrebbero agire all'unisono e su obiettivi condivisi che facciano dell'Italia l'hub della ricerca, dell'innovazione e dello studio. L'alleanza tra pubblico e privato, spesso osteggiata e vittima di un pregiudizio ideologico davvero antistorico, dovrebbe diventare la regola ed essere incentivata da politiche fiscali "amichevoli". L'idea del sapere non dovrebbe puntare sulla frammentazione della conoscenza e delle discipline, ma creare occasioni di intreccio e di interdisciplinarietà dall'arte alla matematica, dalla letteratura alla fisica. La cultura è sempre, innanzitutto, ansia di conoscenza, curiosità come metodo. È fondamentale conoscere come i giovani vivano la cultura, come intendano farne tesoro per il loro futuro, che è poi il futuro stesso del Paese. Per questo chiediamo al ministro Francesco Profumo di far avere al Sole 24 Ore gli elaborati valutati a punteggio massimo. Li pubblicheremo. Il dibattito, già partecipato oltre ogni attesa, si arricchirà delle voci fresche della "generazione connessa", abituata a parlare ma, forse, non ancora a farsi sentire.
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